a cura di:
Sebastiano Carrara, Furio Ciciliot, Francesco Murialdo
Patrocinio: Città di Garessio, Fondo Storico “Alberto Fiore”.
Geografia del territorio comunale di Garessio
Il comune di Garessio, situato nella Alta Valle Tanaro, è uno dei principali centri della provincia di Cuneo per ampiezza territoriale, dal momento che si estende su una superficie di 131,22 Km2. Confina con i comuni liguri di Bardineto, Calizzano, Erli e Nasino, situati in provincia di Savona, e con quelli piemontesi di Ormea, Pamparato, Roburent, Priola e Viola, in provincia di Cuneo.
Orograficamente, il comune di Garessio è si-tuato nelle Alpi Liguri e si estende su una su-perficie molto vasta ed articolata, che com-prende sia l’ambiente alpino del massiccio del monte Antorotto, che con i suoi 2.144 m è il rilievo montuoso più elevato della zona, sia quello tipicamente mediterraneo, presente nella frazione Cerisola, sita a 14 Km da Garessio ad una altitudine di 522 m, sul versante orografico ligure. Il valico principale per la Liguria è il colle di San Bernardo (m 957) mentre la colla di Casotto (m 1.379) unisce Garessio con il Monregalese.
Il territorio comunale è suddiviso tra l’area del concentrico, formata da quattro borgate (Bor-go Maggiore, Borgo Poggiolo, Borgo Ponte e Valsorda) e nove principali frazioni (Barchi, Cappello, Cerisola, Deversi, Mindino, Mur-secco, Piangranone, Trappa, Valdinferno), al-le quali si uniscono aggregati di minori di-mensioni (Barchette, Chiorino, Lionda, Ortico, Pennino, Pianbernardo, Villarchiosso, Villarsoprano, Volte). Caratteristica particolare del territorio è quella di sconfinare nel versan-te geografico ligure (Cerisola) per una discreta parte della sua estensione.
I tre borghi principali – Ponte, Poggiolo e Borgo Maggiore, che si estendono lungo un asse viario di circa tre Km complessivi – mantennero una sostanziale autonomia nel corso dell’età medievale e moderna, separati l’uno dall’altro da prati e zone coltivate, e ven-nero ampliati e collegati tra loro con viali e opere di urbanizzazione solamente a fine XIX secolo, come definito nel piano regolatore Polti.
Dal punto di vista della vegetazione, le piane alluvionali di fondovalle presentano estese zone agricole, oggi in parte occupate da insedia-menti produttivi, a cui fanno riscontro estesi boschi di latifoglie e resinose – gli abeti di Garessio furono commerciati sulle Riviere fin dal Medioevo – che lasciano posto ad ampi pascoli alle altitudini più elevate e sui crinali.
Il corso d’acqua principale è il fiume Tanaro, oltre al quale si contano una serie di affluenti di piccole dimensioni: il rio Bianco, Luvia, Malsangua, Parone, Piangranone, e la parte alta dei torrenti Casotto e Neva.
L’andamento demografico ha conosciuto fasi di forte espansione nel periodo medievale e nel primo Novecento, mentre attualmente la popolazione residente conta 3.340 abitanti (Istat, 31/12/11).
Garessio è sempre stato un importante centro di attività commerciali, data la sua strategica posizione all’intersezione delle vie di comuni-cazione tra basso Piemonte e Liguria, e di atti-vità proto industriali ed industriali. Nel 1822, presso la Certosa di Casotto fu impiantata la prima vetreria, successivamente trasferita lungo il Tanaro nel Borgo Ponte, mentre a partire dal 1894 fu costruito uno stabilimento chimi-co per la lavorazione del tannino, poi riconvertito in un’industria farmaceutica, tutt’ora presente accanto a fabbriche metalmeccaniche e per l’imbottigliamento dell’acqua. Significativa è stata anche la presenza di mulini, fornaci e cave per l’estrazione di marmo.
Nel corso del Novecento venne sviluppata an-che una fiorente economia basata sul turismo, supportata dalla creazione della ferrovia ed incentivata dall’apertura di numerose strutture ricettive e di uno stabilimento idroterapico.
Archivio storico Garessio, Statuti secolo XIV (foto f.c.)
Evoluzione storica ed amministrativa del territorio di Garessio
Grazie ai ritrovamenti archeologici e agli studi che sono stati compiuti negli ultimi decenni, si possono tracciare alcune delle principa-li fasi della storia della presenza umana nel territorio garessino, partendo dall’ipotesi di un insediamento ligure preromano, nelle for-me del tipico “castelliere”, nell’area a monte dell’antico edificio religioso di San Costanzo.
Il successivo periodo romano si caratterizza come un momento significativo per lo sviluppo territoriale, dal momento che la relativa vicinanza con il municipio romano di Alben-ga rese l’area garessina un importante snodo per le vie di comunicazione tra l’attuale basso Piemonte e la Liguria. In particolare, la zona del Borgo Ponte, nella quale va segnalata la presenza dell’antichissima chiesa di San Giovanni, nelle cui vicinanze è stata ritrovata una delle tre lapidi romane di Garessio, avrebbe svolto per secoli un considerevole ruolo di guado sul Tanaro.
Il rinvenimento di due lapidi funerarie, una nella frazione di Trappa e un’altra in quella di Mindino, farebbero supporre l’esistenza di im-portanti dinamiche di insediamento anche in aree periferiche rispetto al concentrico, come avvenuto, in modo particolare, nella già citata zona di San Costanzo, situata non a caso sul percorso di collegamento con l’albenganese e contraddistinta dalla presenza di un numero elevato di antichi toponimi che la qualificano come uno dei capisaldi della presenza antropica antica.
La prima citazione di Garessio (secolo VIII?) riporta notizia della pieve, citata tra i possessi dell’abbazia, presunta carolingia, di San Pie-tro in Varatella (Toirano, Savona) ma è contenuta in una trascrizione successiva del testo, probabilmente del XIV secolo.
Le prime fonti documentali di una certa consistenza su Garessio, come gli Statuti Comunali compresi nel Libro della Catena, ci descrivono la presenza di due importanti in-sediamenti “periferici”, l’uno a Cerisola, lungo la via per Albenga, e l’altro alla Porenca, abitato arroccato su una costa di montagna che si prolunga verso il Tanaro, dove ad oggi permangono solo la chiesa di Santa Reparata, caratterizzata dalle due absidi affrontate, e le flebili tracce di un insediamento e di un castello ampiamente citato nelle fonti medievali.
In pieno medioevo tra i quattro borghi che og-gi compongono Garessio emerge la preminenza del Borgo Maggiore, nel quale sono si-tuati il castello e la cinta muraria, la chiesa di Santa Maria extra moenia e, da fine XV secolo, il convento domenicano e le sue dipendenze.
Al Borgo Ponte, oltre alla chiesa di San Giovanni, sulla destra Tanaro, e all’insediamento concentrato sulla sinistra del fiume, lungo la via che scende dal colle di Casotto, all’inizio di una vasta area di prati leggermente in discesa, si trovano la Casa dei Frati, dipenden-za della Certosa di Casotto, e l’area dell’an-tichissimo castello di Ca’ Chinoso, citato nelle fonti, che dall’alto di un leggero poggio – oggi scomparso sotto le costruzioni moderne – sorvegliava da monte l’abitato e le vie di comunicazione.
Da segnalare, naturalmente, anche la presenza in territorio garessino della certosa di Casotto, eretta nel XII secolo e diventata in seguito castello di caccia della famiglia reale dei Savoia, che la acquistarono nel 1837 con Carlo Alberto.
Nel periodo medievale, dal punto di vista am-ministrativo Garessio appartenne al marchesato di Ceva, per poi rientrare nel dominio sa-baudo nel 1531. Nel 1741 fu eletta capoluogo di mandamento della provincia di Mondovì, della quale farà parte, eccezion fatta per il periodo di dominazione francese, fino al 1859, quando verrà annessa alla provincia di Cuneo. Nel 1871 Garessio ottiene il titolo di città da Vittorio Emanuele II.
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Dal punto di vista amministrativo-religioso, fino al 1817 Garessio appartenne alla diocesi di Alba mentre attualmente è compresa in quella di Mondovì.
Di essa fanno parte le seguenti sei parrocchie più antiche: Santa Maria Vergine Assunta al Borgo Maggiore, erede dell’antica parrocchiale di Santa Maria extra moenia; Santa Caterina al Ponte (fondata nel 1507); San Nicola a Mursecco (1577); San Pietro a Cerisola (1594); San Pietro in Valsorda (1603); e Sant’Antonio da Padova al Poggiolo (1651).
Ben più recenti per fondazione sono le cinque rimanenti parrocchie: San Ludovico Re a Valdinferno (1845); Beata Vergine del Buon Consiglio a Mindino (1848); Beata Vergine Maria a Cappello (1849); Maria Vergine della Visitazione ai Deversi (1850); e Santi Bartolomeo e Lorenzo a Trappa (1919).