28. Toponimi del Comune di Bagnasco

 

a cura di Furio Ciciliot ed Alberto Oggerino

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Geografia del territorio comunale di Bagnasco

Bagnasco è situato nell’alta valle del Tanaro, in una conca alluvionale circondata da monti che giungono in qualche caso a superare i mille metri. La sua popolazione attuale è di 1.040 abitanti, detti bagnaschesi, e la superficie del suo territorio è di 31,1 Km2. Confina con Massimino e Calizzano, in Liguria (provincia di Savona); con Priola, Battifollo, Viola, Lisio, Nucetto e Perlo, tutti comuni del Piemonte (provincia di Cuneo).

Il paese è diviso in due insediamenti principali, oggi entrambi sedi parrocchiali e molto vicini tra loro: il Borgo (chiesa di Sant’Antonio abate) e il Piano (Santa Margherita). Sono presenti altre “frazioni” storiche formate da case sparse: la roata del Fossato, Gambologna, la roata del Tanaro, Garbenna e Gerbioli.

Il borgo era in epoca medievale chiuso da una cinta muraria, visibile in buona parte ancora oggi, alla sommità della quale svetta un’alta torre cilindrica, popolarmente detta dei Saraceni, ma che in realtà è da inserirsi nella linea di torri di avvistamento organizzata dai marchesi di Ceva.

CIMG7543 - CopiaLa conca di Bagnasco (foto fc)

La piana di Bagnasco – attraversata dal fiume Tanaro, su cui convergono numerosi torrenti, e da due bealere – ha reso la terra fertile e di facile coltivazione. La ricchezza della sua agricoltura – a differenza di gran parte della vallata povera di terreni pianeggianti e con un’agricoltura di sussistenza – ha permesso si sviluppasse un centro di notevole importanza, con mercati settimanali e fiere annuali. Tale benessere ha fatto si che, anche anticamente, si trovino bagnaschesi pervenuti a professioni di rilievo – notai, avvocati, medici, sacerdoti – in numero consistente per un piccolo centro agricolo.

La prosperità fu certamente dovuta anche alla posizione geografica all’incrocio di importanti vie di collegamento, verso la Liguria, Finale Ligure e Albenga attraverso il passo dei Giovetti, e verso Imperia, tramite il colle di Nava; in direzione del Piemonte passando per Ceva, oppure, scendendo in Val Mongia, attraverso Battifollo.

L’importanza come nodo stradale favorì Bagnasco fin dalle epoche più remote, come vedremo anche dai castelli e dalle strade che possono essere identificati, che seguivano soprattutto percorsi trasversali alla valle del Tanaro piuttosto che seguirla. Si ricordano soprattutto due valichi per la Liguria: il colle dei Giovetti e la colla di Vetria, entrambi al di sotto dei mille metri sul livello del mare e di comoda percorrenza.

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Santa Giulitta ed il crinale di confine tra Liguria e Piemonte (foto fc)

Notevole era, nei tempi passati, la produzione di castagne, grano, legumi (rinomato è ancora oggi il fagiolo bianco di Bagnasco), la canapa che alimentava la produzione di una filanda ed un rilevante allevamento di bachi da seta. Anche le attività silvicolturali erano cospicue, come lo sono tuttora, per la ricchezza dei boschi circostanti. Oltre ad una considerevole produzione di carbone di legna vi era pure un’attività estrattiva di carbone fossile; sono, infine, oggi attive alcune cave tra cui una per la fabbricazione di malte da intonaco.

Evoluzione storica del territorio comunale di Bagnasco

La terra di Bagnasco era probabilmente abitata da tribù liguri ed il suffisso –asco del toponimo, di origine preromana anche se ancora attivo nel tardo medioevo, secondo alcuni studiosi sembrerebbe confermarne l’origine antica. Pur essendo un piccolo insediamento, anche Bagnasco ha un suo mito di fondazione che, curiosamente, ha sede nel sito di Santa Giulitta. La tradizione orale vuole che proprio in quel luogo dimorasse la fata Banassena che dispensava aiuto e protezione agli antichi abitatori, ricevendone in cambio culto e venerazione.

Nulla ci conferma una presenza romana stabile in quest’area, se non qualche labile presenza archeologica in regione Candia (nel confinante comune di Priola), collegata alla viabilità che dalla costa portava all’entroterra. Il territorio che comprende Bagnasco faceva probabilmente parte del municipium romano di Albingaunum, iscritto alla tribù Publilia.

In seguito alla caduta dell’impero romano, l’invasione longobarda divise territorialmente l’Italia in aree soggette agli invasori e in aree controllate dai bizantini. La Maritima Italorum, che comprendeva tutto l’arco della costa ligure e il suo entroterra, era controllata da Bisanzio che, sulle alture a confine con le vallate piemontesi, pose un limes difensivo costituito da fortificazioni a guardia dei passi montani che conducevano al mare. Un tale presidio militare potrebbe configurarsi nei ruderi del castrum che sorge a un centinaio di metri a monte della chiesa di Santa Giulitta, ipotesi che sembrerebbe suffragata dalle indagini archeologiche in corso. Secondo una tradizione leggendaria recente, lo stesso luogo fu rifugio di bande saracene che, nei primi decenni del X secolo, invasero le valli del Tanaro e della Bormida, dilagando poi nelle pianure piemontesi.

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Santa Giulitta, esterno dell’abisde (foto fc)

Troviamo in un diploma di Ottone I del 967 – pervenuto in copia successiva – la controversa indicazione di un toponimo degobangiasco (letto anche de gobangiasco) in cui alcuni storici individuano per assonanza il nostro Bagnasco.

Una delle più antiche menzioni di Bagnasco nel medioevo si trova nell’atto di donazione di Olderico Manfredi e di sua moglie Berta al monastero delle monache di Caramagna (1028) di due mansi in Bagnasco, insieme con altri possessi. La citazione non compare, però, nell’atto originale, ma solamente in una copia del XV secolo.

Alla morte di Bonifacio del Vasto nel 1134, il suo dominio territoriale fu smembrato tra i suoi sette figli e ad Anselmo toccò il marchesato di Ceva. Da questo momento, per secoli, Bagnasco seguì le vicende dei signori di Ceva.

Il 21 giugno 1391 furono firmate tra i sindici de Oggirino e Gorresius ed il marchese Giorgino di Ceva, le Conventiones Communitatis Bagnasci, il primo atto di franchigia, concesso per gli aiuti dati in guerra dalla comunità ai signori di Ceva, presumibilmente in occasione della cacciata dei milanesi (1356) che occupavano la loro città.

Nel 1477 il marchese Nano di Ceva (omonimo di quello, ben più famoso, vissuto nel XIII secolo) concesse a Bagnasco gli statuti, sintomo della lenta ma costante erosione del potere signorile.

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Santa Giulitta, interno dell’abside (foto fc)

La serie nutrita di passaggi di proprietà della villa e del castello segna tutto il medioevo ed i primi secoli dell’epoca moderna. Durante il dominio napoleonico, il comune fece parte del dipartimento di Montenotte, arrondissement di Ceva, e dopo la Restaurazione entrò nella provincia di Mondovì, in seguito conglobata in quella attuale di Cuneo.

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Bagnasco fa oggi parte della diocesi di Mondovì ma fino al 1817 era compreso in quella di Alba. Anticamente la sua Chiesa era sottoposta al plebatus Petriolle (Santa Maria di Pievetta). Una cappella molto antica, almeno stando alla dedicazione, parrebbe essere quella dei Santi Giulitta e Quirico.

CIMG7551 - Copia - CopiaSanta Giulitta, i santi Giulitta e Quirico (foto fc)

Santa Margherita è l’antica parrocchiale. Nel 1568, si insediarono a Bagnasco i frati domenicani che costruirono il loro convento a ridosso di Sant’Antonio, eretta in quell’anno parrocchiale coadiutoria ed utilizzata come loro chiesa conventuale, ma si posero, in seguito, in aperto contrasto con i parroci di Santa Margherita ed il Comune. La lunga lite scaturita terminò con una sentenza del Senato di Torino nel 1783. Il 30 aprile 1817 fu la data ufficiale di erezione delle attuali due distinte parrocchie: come detto, Sant’Antonio, per il Borgo, e Santa Margherita, per il Piano.

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Santa Giulitta: particolare degli affreschi (foto fc)

Nel documento del 1391 (Conventiones Communitatis Bagnasci) pervenuto in copia successiva, è indicata una ecclesia Sanctj Romeij, titolazione ora non più presente. Una cappella dedicata a Sant’Agnese, ormai praticamente distrutta, si trova nei pressi di Santa Giulitta; in territorio di Bagnasco si trovano altri luoghi di culto di minore rilevanza.