La terza lezione del corso Temi di storia savonese, riservato esclusivamente ai soci di Storia Patria ed agli studenti del Liceo Chiabrera-Martini e dedicata all’archeologia e alla storia di Savona medievale, si terrà nell’aula Magna del liceo Martini, via Aonzo 2, Savona, martedì 6 novembre alle ore 16.30. Di seguito si riportano alcuni appunti della lezione compilati da Carlo Varaldo che ha dedicato all’argomento larga parte della sua lunga attività scientifica e didattica ai massimi livelli accademici.
1683. Molte vestigia di quell’antichità si scoprirono, e della Chiesa di S. Giorgio, e sepolture ancora piene d’humano ossame; e dovendosi fabricare una mezza Luna che difendesse la porta del Castello fu scoperto quel sito esser stato altre volte occupato dalla chiesa, e Convento di S. Domenico, e lo dimostrarono le sue reliquie longo tempo sepolte in quel terrapieno, & ancor qui fu osservato che le sepolture non erano state vacuate de’ suoi cadaveri.
Con questa annotazione relativa ai lavori di sistemazione del sistema bastionato attorno alla fortezza, su disegno di Domenico Sirena, il cronista savonese Agostino Maria de’ Monti segnala quello che è stato il primo ritrovamento archeologico nella nostra città, del quale dimostra di conoscere con sicurezza l’appartenenza alle medievali chiese di San Giorgio e di San Domenico.
Ma per la nascita dell’archeologia a Savona occorre attendere la metà degli anni Cinquanta del Novecento, quando, grazie alla definizione di un moderno e scientifico metodo di indagine (lo scavo stratigrafico), Nino Lamboglia avvierà le prime ricerche all’interno della fortezza sul Priamàr, al fine di trovare “sotto la cattedrale medievale … i segni e i livelli di quella altomedievale e paleocristiana, e da essi si potrà partire per cercare il resto…”, cioè, come lui pensava, le origini dell’insediamento savonese.
Dopo le prime esperienze di scavo nel 1956-58, seguite da Dede Restagno, sarà sempre il Lamboglia a riavviare nel 1969-71 nuovi scavi stratigrafici nell’area della Loggia e della chiesa di S. Domenico, che proseguiranno nel 1973 e nel 1976-77. Dopo una pausa di alcuni anni l’attività riprendeva nel 1983 e, quasi senza soluzione di continuità, è proseguita per trentacinque anni, fino ad oggi.
Un’opera veramente straordinaria, che ha permesso di riscrivere intere pagine della storia savonese e di raccogliere una grande quantità di informazioni e di reperti, una parte dei quali ha potuto dare vita, nel 1990 al Museo Archeologico; museo che da allora ha visto una continua rivisitazione di se stesso, grazie ai continui arricchimenti e aggiornamenti espositivi, frutto delle annuali campagne di scavo.
Carlo Varaldo