L’annuale Assemblea Ordinaria delle delle Socie e dei Soci di Storia Patria si svolgerà, in seconda convocazione, mercoledì 19 aprile 2023, ore 17.00, nel Salone della Stella Maris, piazza Rebagliati, porto di Savona.

La riunione sarà preceduta dalle ultime scoperte che riguardano la cattedrale di Savona, illustrate da Rinaldo Massucco con una relazione inedita di cui si anticipa un amplio stralcio.

Convocazione Assemblea (pdf)

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Nuove ipotesi sulla configurazione dell’area absidale e della cappella maggiore dell’antica cattedrale di Savona sul Priamàr

“Haveva fin del 1473 il Sommo Pontefice Sisto (IV) concesso per il giorno dell’Assontione di Nostra Signora e per sei giorni antecedenti a questa Cattedrale (di Savona) amplissima e perpetua Indulgenza, con facoltà d’assolvere qualsivoglia Colpa anche enormissima riservata alla Santa Sede…, con obligo d’Elemosine per beneficio di questa chiesa; nel 1476 concesse  alla cattedrale un giubileo straordinario “di pena et di colpa”, da tenersi il 15 agosto e l’8 settembre, con l’indulgenza plenaria per i suoi visitatori  “dal vespero della vigilia al vespero della solennità”.

L’Assunta – Antica Cattedrale – Foto Mauro Brunetti

Come ricorda Riccardo Musso, “fu un evento che all’epoca ebbe grande clamore e il 15 agosto portò a Savona una folla enorme di pellegrini. Secondo le stime del podestà ducale (degli Sforza) “giunsero in quel giorno a Savona circa 40.000 persone, tra le quali “infiniti gentilhomini e gentildonne, assai signori e madone de castelle, apparati e richamente vestiti alle lor guise, per la mazor parte del Pedemonte, Astexana, Monferrato et de le Langhe…e la marchesa di Finale Viscontina Adorno accompagnata dal figlio Giorgio del Carretto…”.

La possibile configurazione della cappella maggiore

Nel Duomo di Savona è ancora conservata un’epigrafe di marmo datata 6 settembre 1477 che ricorda le indulgenze concesse e riporta scritto che “per questo questa cappella risplende”, con riferimento alle somme raccolte per finanziare il rinnovamento della cappella, molto probabilmente la cappella maggiore dell’antica cattedrale.

Serravolta della cappella absidale-Foto Mauro Brunetti

Sappiamo poi dal Verzellino che Pietro Gara (vescovo di Savona dal 1472 al 1499) “consacrò la cattedrale”, il che dovrebbe significare la probabile riconsacrazione dell’altare maggiore dopo notevoli lavori di ristrutturazione e ricostruzione della cappella absidale.

Si può quindi ipotizzare che le notevoli somme di denaro raccolte grazie alla concessione delle indulgenze avessero consentito di avviare la completa ristrutturazione dell’area absidale dell’antica cattedrale, con l’abside poligonale rivestita esternamente in pietra del Finale e attorniata da due eleganti loggette (sovrapposte) a picco sul mare, quella inferiore sostenuta da colonne in pietra del Finale, strutture tuttora presenti sul Priamàr, rivelate dalle ricerche degli anni 1956-1958 dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri (dirette da Nino Lamboglia e da Dede Restagno) e poi documentate con un preciso rilievo topografico nel 1978 (eseguito da Rinaldo Massucco), ma ancora in attesa di un’adeguata valorizzazione.

Rilievo dell’abside e della loggetta a picco sul mare

Si può anche capire, allora, per quale motivo nel 1501 fossero ancora semplicemente intonacate (costruite appunto da pochi anni) le pareti e la volta della cappella maggiore, per le quali il cardinale Giuliano della Rovere (vescovo non solo di Ostia, ma anche di Savona) incaricò il celebre pittore Marco d’Oggiono di “depingere, ornare et illuminare” (fu scritto in seguito: “qui è dipinto tutto il Testamento vecchio, con figure che paiono vive…”).

Le murature absidali sono parzialmente conservate solo fino alla sommità della volta della cripta, ma possiamo intuire qualcosa di più circa l’elevato da due documenti: uno del 1482 relativo alla “Cappella Sistina” savonese (trovato e pubblicato da Guido Malandra), che cita gli “oculi” della cappella maggiore della cattedrale, e uno del 1501 (trovato e pubblicato da Furio Ciciliot), che cita le “columnas” e la serravolta della stessa cappella (che Marco D’Oggiono deve dipingere tutta, di qua e di là fino alle colonne e sul colmo, fino al “tondo”, la serravolta). Il documento non precisa il numero delle colonne (che il pittore deve “pingere et ornare ac decorare” con oro fino), ma la famosa descrizione del cosiddetto “Ottobono Giordano” riferisce che quando si superava il coro e si erano saliti i due gradini del presbiterio ci si trovava di fronte a “quattro grosse colonne marmoree” e proprio quattro erano le grandi colonne (“que sunt in ecclesia maiori diruta in citadela fortilitii”) per il recupero delle quali nel 1595 il Comune di Savona stanziò cento lire genovesi.

Ricostruzione della collocazione del coro nell’antica cattedrale

Sulla base di questi elementi e di considerazioni sulla statica e sull’abside poligonale tuttora conservata sul Priamàr, che abbraccia tutte e tre le navate della chiesa, è possibile ipotizzare che la configurazione dell’abside e della cappella maggiore dell’antica cattedrale fossero assai simili a quelle rinascimentali (ma ancora gotiche) del duomo di Saluzzo (costruito tra il 1491 e il 1501, forse in parte ispirato proprio alla cattedrale savonese) e della chiesa veneziana di S. Zaccaria (eretta nella seconda metà del XV secolo su progetto di un architetto lombardo, col deambulatorio sorretto da quattro colonne sul fondo della navata centrale), mentre il prospetto frontale del coro doveva essere simile a quello di S. Michele di Pavia (e, come evidenziato da Giulia Fusconi, il maestoso coro ligneo posto al di sopra era quasi una replica del coro della Certosa di Pavia, così come fu esplicitamente commissionato da Giuliano della Rovere).

Il muro absidale interno, con la volta della cripta e la finestra aperta sul mare

Parlando di repliche, poi, l’impianto generale del Santuario savonese di Nostra Signora di Misericordia (costruito tra il 1537 e il 1540) pare proprio una  replica (su scala ridotta, ma con minime variazioni, eccettuate le cappelle laterali presenti solo al Santuario) dell’antica cattedrale di Nostra Signora di Castello sul Priamàr, che soli tre anni dopo, il 24 aprile 1543, sarebbe stata chiusa nella Fortezza imposta da Genova, poi sconsacrata nel 1556 e infine demolita nel 1595, dopo 39 anni di utilizzo per scopi militari (caserma per soldati e residenza del vice-comandante della Fortezza genovese).

Rinaldo Massucco

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