Presentazione del libro

Guerra, pace, nonviolenza. Attualità di Claudio Baglietto a cura di Magda Tassinari e Beppe Olcese, organizzato da Comune di Varazze, Biblioteca Civica Eugenio Montale, Isrec Savona, con il patrocinio di Società Savonese di Storia Patria (sabato 11 febbraio, ore 16.00, Biblioteca Civica Eugenio Montale, piazza San Bartolomeo 3, Varazze).

Il volume, con una introduzione di Daniele Menozzi, costituisce la pubblicazione degli atti del convegno tenuto a Varazze il 29 aprile 2016 e comprende i contributi di Maria Baglietto Cobarrubias, Andrea Mariuzzo, Federico Marzinot, Renato Moro, Beppe Olcese, Pietro Polito, Magda Tassinari e Mario Traversi.

Locandina, invito

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Claudio Baglietto (Varazze, 1908 – Basilea, 1940)

Nato a Varazze il 4 dicembre 1908, è l’ultimo di undici figli di una famiglia di origini contadine e di forte sentire cattolico. Il padre Bartolomeo, capo operaio del Cotonificio Ligure a Varazze, non gli fa mancare l’istruzione scolastica avendo manifestato indubbie capacità intellettuali. Frequenta la scuola primaria al Collegio Salesiano Don Bosco della città natale e quella secondaria al Liceo Chiabrera di Savona. Ammesso alla frequenza della Scuola Normale Superiore di Pisa, come alunno interno nel 1925, all’età di diciassette anni, Baglietto trascorrerà A Pisa quasi sette anni, ottenendo un duplice Diploma di Laurea in Lettere (con una tesi su Alessandro Manzoni, relatore Attilio Momigliano) ed in Filosofia (con una tesi sul pensiero di Heidegger e i recenti sviluppi della Filosofia tedesca, relatore Armando Carlini). Insieme con Aldo Capitini, Baglietto organizzava riunioni serali in una camera della Normale, cui partecipavano giovani studenti, divenuti in seguito affermati intellettuali, come Walter Binni, Giuseppe Dessì, Carlo Ragghianti, Claudio Varese.

Assistente volontario alla cattedra di filosofia teoretica retta dal più importante allievo di Giovanni Gentile, Armando Carlini, nel 1930 è ammesso al Perfezionamento in Filosofia e nel luglio 1932, a conclusione del suo curriculum accademico, chiede ed ottiene il permesso di recarsi all’estero, presso l’Università di Friburgo, a seguire i corsi di insegnamento di Martin Heidegger. Ciò gli è consentito dal diretto interessamento di Giovanni Gentile, che vede in lui una sicura promessa della filosofia italiana. In coerenza con i suoi ideali di nonviolenza incompatibili col Fascismo, Baglietto da Friburgo scende a Basilea dove vive da esule, proseguendo gli studi e dando lezioni private. Richiamato militare, decide di non rientrare più in Italia e di rinunciare alla borsa, cosa che scandalizzò Gentile (che aveva garantito per lui presso le autorità per il visto). Anche Delio Cantimori criticò animatamente la scelta di Baglietto, in particolare nel suo carteggio con Aldo Capitini e con Claudio Varese, accusando i colleghi normalisti dissidenti dal Fascismo di mancanza di senso di realismo politico, nonché di senso dello Stato; fu poi lo stesso Cantimori ad avvisare Gentile della morte di Baglietto, avvenuta per malattia di tisi a Basilea nel 1940.

Con estrema semplicità Baglietto espone, nel curriculum vitae presentato alla Polizia cantonale per l’immigrazione in Svizzera, per ottenere un diritto alla cittadinanza che non gli verrà mai riconosciuto, le ragioni della sua scelta: «attraverso uno studio e una riflessione molto intensi su questo problema mi convinsi che soltanto guerre di difesa sono giustificabili eticamente e che i cittadini di un sistema statale come quello fascista, che predica la guerra di aggressione, hanno il dovere di non seguire il loro stato su questo punto e devono invece solidarizzare con le popolazioni o i sistemi statali amanti della pace».

Per questa ragione, all’inizio degli anni Trenta, «decisi di lasciare la carriera accademica che mi sarebbe stata impossibile senza associarmi al partito fascista, per cercare un’altra possibilità di esistenza». Condannato dal tribunale militare italiano come disertore, «entrai nel movimento Junge Europe, che auspicava un’alleanza di Stati secondo le idee di Briand e che più tardi, attraverso la fusione con una parte del Movimento Paneuropa, divenne l’attuale Unione Europea». Baglietto seguirà – come abbiamo visto – molto convintamente tutti questi tentativi di assicurare una pace stabile in Europa, senza mai aderire ad un partito o ad altre organizzazioni dichiaratamente politiche, «anche perché tutte queste organizzazioni, tra gli emigrati italiani, hanno come fine una rivoluzione in Italia e devono lavorare in segreto». Il che è in contrasto con il duplice imperativo della nonviolenza e della nonmenzogna!: Io però, fondamentalmente, non credo in alcuna rivoluzione e sono un avversario di ogni forma di attività segreta, perché ritengo che questo abbia un effetto distruttivo sul carattere di una persona e anche di un Popolo.

Claudio-Baglietto-Varazze-1908-Basilea-1940-Pannello-descrittivo (pdf, 5,2 Mb)

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