Nell’Archivio Sugliani-Tissoni, di proprietà di Storia Patria e tutelato dallo Stato, sono conservate numerose decine di documenti della costruzione di reparti dello stabilimento Ferrania di Cairo Montenotte. Ma non con soli documenti scritti Gabriele Mina ci descriverà quella straordinaria fabbrica (venerdì 25 febbraio, ore 17.00, Salone Stella Maris, piazza Rebagliati, porto di Savona) come anticipa nella nota che segue.
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Ferrania è il nome di un piccolo borgo fra i boschi dell’entroterra ligure, in Val Bormida. Dà il nome a una fabbrica, una società, un marchio conosciuto in tutto il mondo grazie a una particolarissima lavorazione chimica: la pellicola.
Per quasi un secolo, dagli anni ’20 in poi, migliaia di donne e uomini lavorarono al buio per realizzare pellicole fotografiche, cinematografiche, radiografiche. Ma la vicenda Ferrania non è solo una storia industriale che raggiunse il suo apice, fra gli anni ’60 e gli anni ’90, con la gestione della multinazionale 3M. È anche una vicenda territoriale di generazioni di contadini che entrano in fabbrica e vivono intorno allo stabilimento, nei villaggi operai, attraversando drammi e gioie del secolo.
Chi erano queste donne e questi uomini? «Un’aristocrazia di mano d’opera altamente istruita reclutata sul posto». Con questi termini Guido Piovene descriveva il personale della fabbrica delle pellicole. A metà degli anni ’50 Piovene realizzava il suo Viaggio in Italia dentro un paese in cambiamento, fra eredità contadina e sviluppi industriali.
Proprio l’incrocio fra industria e territorio è uno degli aspetti più rilevanti della Ferrania: uno stabilimento chimico ad altissima specializzazione dentro una piccola valle, circondata dai boschi e attraversata dal fiume Bormida, animato da intere generazioni di lavoratrici e lavoratori.
Oggi la fabbrica è vuota: a raccontare quella stagione di «appartenenza analogica» è (anche) un museo. Il Ferrania Film Museum è stato inaugurato nel 2017: un museo di cultura industriale e territoriale in un palazzo storico – Palazzo Scarampi, in piazza Savonarola – nel centro medievale di Cairo Montenotte.
Nelle varie stanze si esplora – attraverso reperti, gigantografie, schermi – i molteplici aspetti di questa vicenda industriale: la fabbrica (con il suo straordinario incrocio fra il lavoro degli operai, la ricerca dei laboratori, l’innovazione ingegneristica), la cultura d’impresa, l’architettura…
Un’immersione fra i vari comparti, dal fotografico al radiografico, la luce e il buio dei reparti, la grande stagione del colore e del cinema, così come nell’universo sociale di Ferrania: il villaggio operaio, il pacco natalizio, il Dopolavoro, le bocce, e molti altri tasselli di una storia che ha coinvolto generazioni. Un museo «sensibile».
Gabriele Mina
Le immagini sono state gentilmente fornite dall’autore della nota.