Tra il 1865 e il 1870, sono almeno dieci i grandi velieri costruiti a Savona e Varazze che si dedicavano al trasporto del grano.

Piero Pastorino ce ne fornisce nomi, armatori e caratteristiche tecniche, insieme con alcune storie di cui furono protagonisti.

Di seguito si riporta l’incipit del suo articolo inedito, interamente scaricabile.

Piero Pastorino

I velieri del grano

Le pianure del Don e dei grandi fiumi che sfociano nel mar d’Azov hanno sempre prodotto ottimo grano in grande quantità.

E noi ne abbiamo sempre importato tantissimo.

Originato al tempo in cui Genova aveva fortezze e fondaci in mar Nero e nel Bosforo, verso la metà dell’Ottocento c’era ancora un traffico regolare di velieri tra i nostri porti ed i porti del Mar d’Azov, dove molti armatori/commercianti mantenevano una loro rappresentanza commerciale.

A quei tempi tutta la zona faceva parte dell’impero dello zar di tutte le Russie.

I nostri velieri dovevano affrontare un viaggio tutt’altro che facile: senza considerare le normali difficoltà causate dal cattivo tempo, dovevano evitare il pericolo degli abbordaggi dei pirati greci quando fossero incappati in una bonaccia mentre si trovavano a passare vicino alle isole greche; poi dovevano arrivare a Costantinopoli (allora Impero Ottomano) via lo stretto dei Dardanelli e il mar di Marmara ed attendere che fosse dato loro il lasciapassare per lo stretto del Bosforo.

Quindi entravano in mar Nero, mare non facilissimo, e, attraverso lo stretto di Kerc, arrivavano finalmente nel mar d’Azov per dirigersi soprattutto verso i porti di Taganrog (che dava il nome ad un ottimo tipo di grano duro, ideale per la pasta), Mariupol e Berdiansk.

Garibaldi racconta che, nei primi anni di navigazione, in uno degli avventurosi viaggi verso Taganrog nel mar d’Azov, furono una volta assaliti a due riprese dai pirati greci: la seconda volta, non avendo i pirati trovato più niente, rubarono all’equipaggio persino i vestiti e gli strumenti di navigazione. (…)

Piero Pastorino, I velieri del grano

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