Sono passati cento anni da una terribile epidemia, la cosiddetta Spagnola, che colpì in maniera violenta tutto il mondo e ricordata con terrore, a volte apocalittico, dalle generazioni precedenti la nostra.
Marisa Siccardi, attenta studiosa di storia infermieristica, a cui dedicò un volume intitolato “Viaggio nella notte di San Giovanni” (Rosini Editrice, Firenze 1993), presenterà nella sala Rossa della Città di Savona (sabato 9 febbraio, ore 15.00) uno studio, intitolato “L’influenza spagnola 1918-19 … uno sguardo infermieristico da Savona”, ricavato soprattutto da documenti savonesi e genovesi.
L’evento, di cui si fornisce di seguito una anticipazione, è stato organizzato dalla Città di Savona, Biblioteca Civica Barrili e patrocinato da Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Opi Savona e Società Savonese di Storia Patria. Al collegamento è scaricabile la locandina dell’incontro.
Dalla primavera del 1918 al periodo autunno-invernale 1918-1919, in tutti i continenti insorse una forma influenzale, denominata convenzionalmente “febbre spagnola”, il cui agente etiologico era allora del tutto sconosciuto, che si sviluppò ovunque in tre ondate successive, con ampia diffusione e grave mortalità
Tra il silenzio della censura imposta dallo stato di guerra e la grande partecipazione mediatica dei quotidiani che riportavano notizie rassicuranti sulle “vittoriose” battaglie, la fase culminante della morbilità esplose anche a Savona e nella Liguria nel suo complesso in modo drammatico e angosciante: soprattutto per la popolazione, in prevalenza debilitata dalle restrizioni alimentari imposte dalle spese per la guerra, dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari, dalle diffuse condizioni di povertà.
Ma anche gli amministratori, con i sindaci dei vari comuni impegnati a richiedere impossibili soccorsi governativi, tramite le sottoprefetture a loro volta impotenti, in un breve arco di tempo, quale fu quello della seconda, terribile fase influenzale, vissero il dramma dell’ingovernabilità sanitaria: per l’assenza di medici e di infermieri inviati al fronte, di pochi medici e di infermieri presenti a loro volta malati, di terapie ben poco efficaci o addirittura inesistenti: in un tempo in cui la prevenzione era ancora lontana a venire e, in particolare, del tutto assente la vaccinazione antiinfluenzale.
In mancanza di un rintracciabile (al momento) Archivio dell’Ospedale Civico San Paolo (a suo tempo rigorosamente indagato e registrato da Guido Malandra, direttore dell’Archivio di Stato di Savona), grazie al contributo del direttore e del personale della Biblioteca Civica Anton Giulio Barrili, della direttrice e del personale dell’Archivio di Stato di Savona, della direttrice e del personale dell’Archivio di Stato di Genova, sono state recuperate altre fonti.
In una paziente, sebbene molto parziale ricomposizione di un puzzle immenso, i documenti e le notizie esaminate possono dare atto di quanto sia sta grande la tragedia della dimenticata “Influenza Spagnola”, della sua origine e diffusione, della lotta in prima linea più che al fronte, di chi prestava assistenza: infermiere laiche e religiose e, in loro assenza, donne nelle piccole comunità rurali lontane e abbandonate e nei quartieri cittadini.
Marisa Siccardi