Tra gli illustri onegliesi, Edmondo De Amicis ha un posto di riguardo, come lo ha nella didattica, visto che il suo romanzo Cuore è ancora paradigma di vita scolastica. E’ merito di una pubblicazione di Livia Dionisi del 1906 (Saggio di vernacolo onegliese. Contributo al folk-lore italiano) la narrazione di un episodio minimo avvenuto nella città ponentina, proprio in relazione ai rapporti – veri o presunti – tra gli scolari e lo scrittore.

«Nel mattino luminoso del 10 marzo 1906 il De Amicis lasciava Oneglia dove i professori di tutte le scuole l’avevan pregato di fermarsi, e alla stazione, agli alunni che lo circondavano, mostrò desiderio parlassero il dialetto onegliese; ma essi che ne abusano quotidianamente, parve allora l’avessero obliato.

Certo fu un’ingenua forma di venerazione quel riserbo, ma privò l’illustre di raccogliere e suoni e modulazioni e sintassi, di riudire bella e viva la fonia primissima che aveva suscitate le primissime sensazioni sue, di comparare le forme udite con quelle che la sua famiglia avrà riportato dal lungo soggiorno in questa plaga tepente; ond’io n’ebbi pena e a lei, Signore Gentile, oso presentare oggi il linguaggio di quegli scolaretti che inopportunamente tacquero, essi così ritrosi al silenzio».

E nacque così, per nostra fortuna, la pubblicazione di Livia Dionisi, donataci da Laura Bruno Kerkof e Alexia Kerkof Bruno, ormai fonte storica di quel parlare.

 

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