L’espressione Savona città dei papi è ormai diventata titolo onorifico del nostro biglietto da visita. Ai due papi rinascimentali provenienti dalla famiglia Della Rovere, Sisto IV e Giulio II, è invalsa la tendenza ad aggiungerne un terzo, Pio VII, che savonese non era ma che, nolente, soggiornò nella città durante il periodo Napoleonico.

Alle vicende di tale personaggio è dedicato il volume Pio VII, primo Papa moderno (autori Maria Luce Gazzano, Laura Arnello, Marco Ghione, Alessio Rògano, con la collaborazione di Giovanni Gallotti e le prefazioni di Giovanni Farris e Jean Marc Ticchi), appena pubblicato da Marco Sabatelli Editore, che Storia Patria ha visto crescere nella sua biblioteca ed a cui ha dato il patrocinio.

Si riportano di seguito alcuni stralci delle prefazioni di Giovanni Farris e di Jean Marc Ticchi. Esse danno un primo inquadramento del volume che sarà presentato sabato 15 febbraio 2020, alle ore 16.00, nella Città dei Papi – già sala Cappa – via dei Mille, 4, Savona.

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(…) Si è parlato a lungo dell’omelia fatta ad Imola nel Natale del 1797 circa un’apertura di Pio VII al concetto di democrazia portato dalla Rivoluzione Francese, in realtà, a ben vedere, si trattava di una importante e chiara spia, che indicava, come orientamento nel temporale, il Vangelo.

Anticipava quindi una netta scelta di linea che porterà a considerare sempre di più l’uomo e meno il sistema. Insomma, siamo davanti ad un problema che si impone alla Chiesa da sempre, quello di non lasciarsi dominare dal sistema, e per garantirsi in questo non c’è che rapportarsi di continuo col Vangelo. La domanda insistentemente è sempre la stessa: la Chiesa ripercorre le orme dell’amore di Gesù? Il Papa vivrà questa domanda nella sua drammatica vicenda storica.

Nella sua consacrazione aveva giurato di difendere il sistema, che egli vedrà in tutti i suoi limiti, in quanto gli era stato presentato come obbligante per la libertà della Chiesa nel compiere la sua missione, quella dell’Annuncio. Fondamentalmente questa è la questione di fondo che la Rivoluzione Francese impose con forza alla Chiesa e al Papa. Pio VII ha risposto senza titubanze che l’unico mandato dato alla Chiesa da Gesù è l’Annuncio della salvezza. Solo così si comprende il Concordato con Napoleone e la dialettica continua con le pretese di Napoleone di instaurare il vecchio sistema della Chiesa come “instrumentum regni”.

Insomma, la figura di Pio VII afferma in modo definitivo che la sua sopravvivenza non era legata al potere monarchico o ad altri poteri che lo sostituivano (Napoleone), tuttavia questo sganciamento sembrava rafforzare la necessità di un sistema (il potere temporale), sia pure apparente. Insomma, la figura di Pio VII, pur nelle sue indecisioni, espressioni del suo dramma interiore, a ben vedere apre la strada alle scelte future della Chiesa. (…)

Giovanni Farris

 

Nessun Papa, nel XIX secolo, ha attraversato l’Europa quanto Pio VII. È vero che prima di lui Pio VI aveva fatto un viaggio a Vienna (27 febbraio-13 giugno 1782) prima di essere rapito dai francesi a Roma nella notte tra il 19 e 20 febbraio 1798 e poi deportato in Francia dove morì a Valence il 29 agosto 1799.

Il suo successore, dopo aver soggiornato una prima volta in Francia (15 novembre 1804-24 aprile 1805) su invito di Napoleone fu condotto fino a Grenoble dopo il suo rapimento la notte del 6 luglio 1809, prima di essere detenuto a Savona, per quasi tre anni. Partito dalla città il 9 giugno 1812, dimorerà a Fontainebleau (19 giugno 1812-23 gennaio 1814).

Tra le città in cui soggiornò, Savona fu pertanto, prima di Fontainebleau e Parigi, quella dove papa Chiaramonti risiedette più a lungo. La città in quella circostanza assunse la funzione di una seconda Roma, per la presenza della sede apostolica nella persona del suo titolare.

(…) È proprio a Savona e poi a Fontainebleau che la lotta tra il sacerdozio e l’Impero ha conosciuto la sua penultima metamorfosi prima dell’inizio della grande crisi che, dalla proclamazione della Repubblica a Roma il 9 febbraio 1849 fino ai Patti Lateranensi dell’Il febbraio 1929, ha marchiato la storia europea con il nome di Questione romana.

(…) È questa ricchezza della vita di papa Chiaramonti nei suoi aspetti più vari, tra politica e diplomazia, tra fede e devozione, che mette in evidenza questo bel volume che l’entusiasmo e la convinzione degli autori hanno permesso di elaborare e pubblicare.

Jean Marc Ticchi

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