La parete di uno degli Oratori delle Confraternite è ancora conservata sul Priamàr, ma in misere condizioni. Fino a quando ? Va certamente protetta e messa in sicurezza e poi valorizzata adeguatamente (va notato che quella parete è conservata ancora in elevato, ma ci sono anche le altre pareti dell’antico edificio, più basse, ma ancora presenti).
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, con l’Italia settentrionale sostanzialmente occupata dall’esercito tedesco, vi era un’alta probabilità di sbarchi anglo-americani anche sulle coste liguri e si ripetevano incessanti i bombardamenti aerei anglo-americani, così nell’intera fortezza di Savona sul Priamàr furono costruite parecchie postazioni di difesa, in funzione antiaerea e anti-sbarco.
Attorno alla prima metà del mese di marzo del 1944, durante la costruzione di uno dei tanti bunker tedeschi, i lavori riportarono alla luce un primo tratto di una parete completamente affrescata, forse appartenente a uno degli antichi oratori delle Confraternite, che sorgevano lungo la strada “dei Battuti”, che dalla piazza della Cattedrale scendeva alla Porta della Foce.
L’ufficiale tedesco che dirigeva i lavori fece fortunatamente avvertire il prof. Italo Scovazzi, presidente della Società Savonese di Storia Patria e Ispettore onorario della Soprintendenza, e fu così possibile mettere in sicurezza l’antico muro.
I tre affreschi scoperti nel 1944 (elaborazione fotografica di Claudia Sanna, da foto di Fulvio Parodi). Da destra a sinistra raffigurano “L’adorazione dei pastori”, “L’adorazione dei Magi” e “La presentazione di Gesù al Tempio”.
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Nonostante la guerra in corso, il bollettino “Mater Misericordiae” veniva ancora edito, allora (oggi non più, da qualche anno): nel numero di maggio del 1944 dava notizia della scoperta e degli accorgimenti adottati per preservare il muro e gli affreschi.
Con molta calma, solo dieci anni dopo, nel 1954, si provvide a garantire una maggiore protezione, liberando completamente dalla terra la parete affrescata, lunga circa 5 metri, ma solo dopo altri sette anni, nel 1961, la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici della Liguria provvide a recuperare i tre affreschi, facendoli strappare dal muro e riportare su tela.
La foto qui sotto fu scattata durante i lavori di messa in sicurezza del 1954: si vede il muro affrescato ancora parzialmente interrato (in quell’occasione si ritrovò pure il pavimento dell’antico oratorio, oggi interrato)
Per diversi anni gli affreschi furono ospitati nel Palazzo vescovile di Savona (grazie all’interessamento di don Lorenzo Vivaldo, futuro presidente della Società Savonese di Storia Patria e poi vescovo di Massa e Populonia), poi nel 1990 furono collocati nel “Civico Museo Archeologico” allestito dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri e inaugurato quell’anno, ma nel 1991 il Comune di Savona decise di chiudere un’intero piano del Museo (il secondo piano, dove erano esposti gli affreschi) per ospitarvi la collezione di opere artistiche che Sandro Pertini e la moglie Carla Voltolina (esecutrice testamentaria) vollero donare alla città (la decisione di chiudere il Museo fu illogica ed assurda, vi era allora libero l’intero ultimo piano della Loggia che poteva ospitare la “Collezione d’arte Pertini”, ma nel 1991 vollero tenere quel piano libero e vuoto per eventuali mostre temporanee; solo nel 2013 il Comune allestì su quel piano la nuova sistemazione delle collezioni d’arte “Sandro Pertini e Renata Cuneo”).
Per questo assurdo motivo gli affreschi erano rimasti temporaneamente non più esposti al pubblico, ma custoditi nei depositi del Museo Archeologico; poi, quando la Pinacoteca si trasferì dalla vecchia sede di Palazzo Pozzobonello e fu allestita nella nuova sede, la Soprintendente ai Beni Storici e Artistici, dott.ssa Giovanna Rotondi Terminiello, volle che i due affreschi più grandi fossero esposti in Pinacoteca e non più in Museo.
I tre affreschi, opera di un ignoto pittore ligure-lombardo del primo quarto del XVI secolo, raffigurano quindi scene dei primi mesi di vita di Gesù Cristo e si trovavano sulla parete dell’edificio ancora presente oggi nella Fortezza (tra il Bastione di S. Caterina e la Cortina S. Paolo), dipinti in successione temporale da destra a sinistra (da Levante a Ponente) sull’antico muro che da 80 anni esatti attende ancora almeno una minima messa in sicurezza e una consona valorizzazione, considerato anche che (per ora) è l’ultima testimonianza degli oratori delle Confraternite religiose un tempo sul Priamàr
Gli affreschi sono stati recuperati nel 1961, ma dopo 80 anni dalla scoperta il muro è ancora lì, in balìa delle intemperie e della vegetazione infestante che piano piano lo stanno distruggendo. Rimase certamente meglio conservato (all’interno della terra dei bastioni della Fortezza) nei 400 anni trascorsi dalla sua demolizione (1542) alla sua scoperta (1944).
E ora ?
Rinaldo Massucco
Nella planimetria qui sotto il riquadro rosso delimita la “fossa” recintata in fondo alla quale si trova l’antico muro che da 80 anni attende una consona valorizzazione. La freccia rossa indica la parete sulla quale erano dipinti i tre affreschi.
La foto qui sotto raffigura la misera situazione del muro come si presenta oggi, comunque ancora in elevato per quasi tre metri. Ma fino a quando resisterà, se nessuno farà presto a salvarlo ?