I toponimi sono tra le fonti storiche più antiche di cui disponiamo, reperti infidi e pericolosi da maneggiare ma spesso unici per descrivere o scoprire un luogo in tempi remoti. Luogo (in latino locum) è anche il passo di un testo e remoto può significare lontano nello spazio. Remota loca è quasi un omoteleuto che ne vuole testificare complessità e ambiguità.

Gli archivi medievali della Liguria – soprattutto quelli di Stato di Genova e di Savona – conservano abbondanti atti privati che partono dalla metà del XII secolo ma sono relativamente poveri di fonti anteriori.

Prima dell’anno 1100, possiamo contare su circa quattrocento documenti d’archivio, di cui 140 originali; da essi si sono ricavati 829 toponimi in 1.300 luoghi diversi, assimilabili linguisticamente a fossili o reperti archeologici. Molti sono ancora oggi utilizzati, potenza incontenibile di verba e segnali sicuri per chiunque studi il territorio.

Nelle nostre fonti si parla di corsi d’acqua, facilmente individuabili; di luoghi abitati, a volte scomparsi e/o perduti; di strutture durature, come recinti, fontane, percorsi; di caratteristiche fisiche definite e relativamente stabili, come rocce affioranti, isole, valichi, piccoli laghi; di piante arboree riunite insieme a formare boschi, cioè “strutture” vegetali destinate a rimanere per secoli.

Una presentazione in anteprima del volume di Furio Ciciliot – Remota loca. Toponimi della Liguria (862-1100), Progetto Toponomastica Storica, 45, Savona 2024, pagine 256 – avverrà nel Castello di Casotto (Garessio, Cn), sabato 10 agosto 2024, alle ore 16.30.

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