Alla vigilia della prima guerra mondiale le fabbriche savonesi occupavano il 25% della popolazione attiva, meno del settore primario.
Ma proprio questo conflitto, attraverso la mobilitazione industriale voluta dal Governo, incrementò la manodopera inserendo nel ciclo produttivo le donne, impiegate negli stabilimenti per sopperire all’assenza del personale maschile chiamato alle armi. Molti stabilimenti furono militarizzati e produssero per l’esercito qualsiasi cosa, dall’equipaggiamento ai proiettili.
Alcuni esempi sul nostro territorio furono gli stabilimenti della Westinghouse di Vado Ligure, la Sipe di Cengio e la Bulloneria Barge di Cairo Montenotte.
Donne al lavoro alla Westinghouse (Collezione di Bruno Chionetti).
La guerra incrementò la produzione e lo sviluppo industriale, ma terminato il conflitto l’Italia si trovò a fronteggiare la disoccupazione, aumentata dalla smobilitazione industriale e dal ritorno degli operai dal fronte, fenomeno che acuì il conflitto sociale determinato anche dal rincaro dei beni alimentari.
Trasporto del cotone per mezzo della Società Funivie Savona – San Giuseppe (Archivio Fotografico Funivie Spa).
In questa situazione nacque il “biennio rosso” con l’occupazione delle fabbriche nel nord Italia e successivamente l‘avvento del fascismo.