Nel prossimo volume di Atti e Memorie, in corso di stampa e distribuito nei prossimi mesi, sarà contenuto un ampio articolo di Domenico Ciarlo che illustra la vita savonese del Trecento ricavata da una fonte inedita.
Nell’Archivio di Stato di Genova sono conservati complessivamente 435 atti rogati a Savona dal notaio Giovanni Petraccio (Iohannes Petracius) dal 30 ottobre del 1326 al 30 agosto del 1328. Giovanni Petraccio, di cui è attestato un periodo di attività in Genova negli anni 1303-1305, in data imprecisabile dovette trasferirsi a Savona assieme ai numerosi genovesi che, fuoriusciti a causa delle lotte tra le fazioni e tra le famiglie nobili di Genova e riparati a Savona, alimentarono, sotto la bandiera ghibellina, la rivalità di quest’ultima città contro Genova in un annoso scontro che durò dal 1317 al 1331: tali genovesi trasferitisi a Savona, indicati negli atti come cives Ianue et nunc habitatores Saone, costituirono la maggior parte della clientela del notaio.
Dall’insieme degli atti di Giovanni Petraccio, Savona emerge soprattutto come città portuale e, di conseguenza, commerciale: i commerci marittimi sono infatti di gran lunga preponderanti, rivolti per lo più a Pera (nella cosiddetta “Romania” genovese), in Siria, in Sicilia e in Sardegna.
Tra gli atti che vale la pena segnalare, Domenico Ciarlo ne riporta uno in cui Giovanni Marenco de Sancto Ambrosio vende al notaio Francesco de Campis l’officium consulatus Tane con scribania e subscribania e relativi proventi per la somma di 26 lire (14 ottobre 1326). La Tana, citata nel documento, si trova nell’attuale Russia europea, alle foci del fiume Don (Tanai), ed era uno degli avamposti più orientali del mondo genovese e ligure.