a cura di
Nicolò Cassanello, Furio Ciciliot, Francesco Murialdo
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Patrocinio: Comune di Quiliano, Fondazione Agostino Maria De Mari, Cassa di Risparmio di Savona.
Geografia del territorio comunale di Quiliano
Il Comune di Quiliano – posto tra quelli di Savona, Altare, Mallare, Vezzi Portio e Vado Ligure – occupa un vasto territorio a forma di poligono irregolare con, ai lati, le prime dorsali delle Alpi (ad occidente), degli Appennini (ad oriente) ed al centro il torrente omonimo. Ha una fascia montuosa, coperta di boschi di faggio, e una zona collinare, dove gli antichi impianti del castagneto lasciano posto ai terrazzamenti con la vite e l’ulivo. La parte pianeggiante, per secoli interessata da coltivazioni di eccellenza (albicocche, pesche, chinotti, ecc …), è stata occupata, a partire dall’inizio del Novecento, da insediamenti industriali ed abitativi che hanno ridotto orti e frutteti in spazi marginali.
Il crinale che divide Quiliano e Vado Ligure si innalza alle spalle di Tiassano con la Cima delle Rocche (m 555) e la Rocca dei Corvi (m 792). La dorsale che separa il versante padano da quello ligure comprende il monte Alto (la cui vetta, m 954, è in comune di Vezzi Portio), il Bricco del Termine (o Briccu de Brughe), il monte Baraccone (m 819) ed il monte Burotto (m 746) da cui si diparte, verso sud, il monte Curlo (m 540) e la Costa di Casa. Tale dorsale presenta i valichi più bassi dell’intero sistema alpino: la colla Bassa o colle del Termine (m 662), la colla del Baraccone ed il colle di Cadibona (m 459). Vi insistono anche due valichi minori dalla terminologia curiosa: Bocca d’Orso e Bocca Folla. La costiera di levante, assai più dolce, separa la valle del Quazzola dal Lavanestro e dalla vallata della Madonna del Monte, con la Cima Montà, il monte Ciuto (m 431), il bricco Passeggi, il bricco Maggiolo per finire sui ripiani di San Pietro di Carpignana e dei Bricchetti di Zinola.
I principali corsi d’acqua sono il Trexenda, il rio Pescio ed il Danè, che formano alla loro confluenza il torrente Quiliano. Questo riceve in sponda sinistra, presso la località San Carlo, il torrente Quazzola (localmente Rian di Tecci), con le acque dei ritani Cornaro, Porcile, Vallone, Gallo e Fuxinasca. Forme erosive si trovano lungo il Trexenda con profonde marmitte, scivoli d’erosione, sifoni e canalette, e sul Danè, la “leggendaria” cascata della Donaiola.
Sono presenti nel territorio due interessanti risorgenze: quella ad intermittenza della Sciuscia, nella zona alta del rio Piattoni, e quella perenne che origina il Solcasso, nella piana di Valleggia. Il comune di Quiliano comprende l’agglomerato di Quiliano e le frazioni di Valleggia, Montagna, Roviasca e Cadibona, oltre a vari gruppi di case sparse.
Tra il XIX ed il XX secolo, Quiliano ha perso il possesso del territorio boschivo della Consevola e la zona marittima dei Paltani tra il Lusso e la foce del torrente Quiliano, ma ha acquisito, attraverso i marchesi De Mari, i tenimenti delle Tagliate, appartenenti al comune di Segno, oggi inglobato in quello di Vado Ligure.
San Pietro di Carpignana, già citata nel XII secolo (foto di Mauro Taveggia)
Evoluzione storica ed amministrativa del territorio quilianese
Percorso da cacciatori paleolitici alla ricerca di prede – ritrovamento di manufatti sul crinale tra la colla di San Giacomo ed il monte Baraccone –, nell’Età del Ferro il territorio quilianese fu probabile sede ligure nella zona di Montagna, tra il castellaro della Checchezza ed i ripiani di Viarasca. Anche il territorio di Cadibona, storico nodo viario dove è di nuovo presente il termine Castellaro, fu in quei secoli utilizzato per usi pastorali e forse luogo di scambi con i Liguri Montani.
Nel I secolo d.C., con la dominazione romana, si andò formando intorno allo scalo marittimo ed all’emporio commerciale di Vada Sabatia un insieme di fondi agricoli dotati di edifici residenziali per famiglie che traevano risorse economiche dall’utilizzo del suolo e da forme di commercio lungo la via Iulia Augusta, come nel caso del sito di San Pietro di Carpignana. I molti toponimi di origine prediale che insistono sul territorio, come attesta il nome stesso di Quiliano (con Tiassano e Carpignana), portano ad ipotizzare una intensa continuità di utilizzo agricolo del suolo con la vicina Legino (oggetto di recenti ritrovamenti di epoca romana).
Ponte romano delle Volte in val Quazzola (foto di Fabio Vivalda)
Alla caduta dell’impero romano si andò sviluppando una serie di insediamenti sulle colline di Pomo e Viarzo, dove compare il toponimo Castiglione, lasciando una residua vocazione commerciale lungo l’antica viabilità romana. La conquista longobarda della Maritima (VII secolo) e la successiva espansione di genti longobarde verso gli antichi fondi agricoli portò all’occupazione dei terrazzi fluviali della bassa valle (zona di Gagliardi?) con la scelta come luogo di sepoltura privilegiato dell’area cemeteriale di San Pietro di Carpignana.
All’affermazione sul Savonese del potere marchionale di origine aleramica, la situazione generale cambiò. Con la conseguente fase dell’incastellamento di territori strategici, troviamo per la prima volta nominato nel 1134-36 il nuovo simbolo del potere territoriale locale, il castello, situato sull’altura tra Quilianetto e Pomo, e la citazione della relativa castellania assegnata alla famiglia di Anselmo de Aquiliano atque Dolanige. Nello stesso periodo, il vescovo di Savona era presente nella vallata con beni derivati da una possibile curtis o da terre del fisco regio, con successiva assegnazione alla chiesa nei pressi di Tiassano, lungo il percorso della via romana.Intorno agli anni venti del XIII secolo iniziò la disputa tra Savona e Genova per il possesso di Quiliano. La sua importanza strategica per il controllo della via di comunicazione con il Piemonte (la via Trium Poncium) e degli estesi boschi (Scaletae e Tellieta) portò, dopo un lungo periodo di lotte, con acquisizioni sospette e tentativi di accordo, come traspare dai documenti savonesi, alla divisione del territorio in poder di Savona e poder di Genova, alla quale già nel 1385 erano state assegnate le terre del vescovo con un atto di papa Urbano VI.
Il processo di divisione territoriale e la creazione di vere e proprie enclaves genovesi in territorio savonese portò al decadimento dell’attività agricola e della pastorizia, con conseguente crisi demografica che venne accentuata in modo tragico dalla peste del 1631/32, come narrano le cronache del tempo.
Con l’avvento della Repubblica Democratica Ligure nel 1797 fu stabilita una nuova organizzazione amministrativa ad imitazione di quella della Repubblica Francese. Il progetto di Costituzione stabiliva che “ciascuna parrocchia forma un comune, ancorché comprenda più luoghi o borgate di denominazione diversa”. Quiliano fu quindi suddiviso in cinque comuni: Quiliano (parrocchia di San Lorenzo), Montagna (parrocchia di San Michele di Viarasca, con la cappella di San Giacomo e Santa Libera di Faia), Roviasca (parrocchia di San Rocco), Valleggia (parrocchia di San Salvatore) e Cadibona (Sant’Anna, appena eretta parrocchia). I cinque comuni furono as-
segnati al distretto Letimbro con capoluogo Savona. La definitiva ripartizione si ebbe nel successivo aprile 1798 con l’elezione dei primi organismi amministrativi. Quiliano, nella giurisdizione di Colombo, era a capo del cantone che comprendeva, con le cinque parrocchie, anche la località Frabusa, oggi appartenente a Vezzi Portio.
La nuova organizzazione risultava però farraginosa e non tutte le comunità erano in grado di operare. Nell’aprile del 1799 si stabilì che, pur rimanendo inalterato il loro numero, i comuni perdessero loro autonomi organismi. Le nuove municipalità furono limitate al livello superiore di cantone: ogni comune vi era rappresentato da Agenti municipali in numero proporzionale alla popolazione.
Dopo un periodo piuttosto burrascoso con alterne vicende belliche che coinvolsero i nostri territori, la Repubblica Ligure si diede una nuova costituzione. In quest’ambito anche la suddivisione territoriale fu ridimensionata, interessando, questa volta, i livelli superiori: le giurisdizioni passarono da 20 a 6 ed i cantoni da 156 a 47. Le cinque località quilianesi vennero assegnate alla giurisdizione di Colombo ed al cantone di Savona, che si estendeva sugli attuali territori comunali di Vado, Quiliano, Savona e delle Albisole.
Nella primavera del 1804, per semplificare ulteriormente l’amministrazione del territorio, con una serie di decreti furono riunificati gran parte dei comuni creati nel 1797. Montagna, Roviasca, Valleggia e Cadibona furono aggregate nell’unico comune di Quiliano, del quale seguiranno le sorti fino ad oggi. Nel successivo 1805, a seguito di referendum, la Repubblica Ligure entrò a far parte dell’Impero Francese. La nuova suddivisione amministrativa del Dipartimento di Montenotte vide Quiliano capoluogo del cantone che comprende anche Vado e Segno, nel Circondario di Savona.
In epoca successiva (secoli XIX-XX) vi furono ancora alcune variazioni territoriali di cui segnaliamo le principali. La prima è rappresentata dalla cessione a Vado dei Paltani (tra la foce dei torrenti Quiliano ed il Lusso) a causa della quale il territorio comunale oggi non giunge più al mare per poche centinaia di metri. La seconda è la cessione al comune di Vezzi di parte della sommità del monte Alto (territorio in contestazione di circa 41 ettari) e la terza è la cessione della vallata della Consevola al comune di Altare.
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La non unitarietà del territorio a livello amministrativo fu accompagnata da una uguale frammentazione religiosa. Fino al XV secolo, pur dipendendo il territorio, anche se parzialmente, dalla chiesa battesimale di San Giovanni Battista di Vado, conobbe la fondazione, forse in epoca longobarda come rimanda la dedicazione a San Michele Arcangelo, della chiesa di Viarasca (l’attuale Montagna) a cui fu concessa, nel 1141-42, in enfiteusi dai marchesi Manfredo ed Ugo la vallata della Consevola, al di là del crinale, nell’allora territorio di Cairo.
Il titolo della chiesa di San Lorenzo di Quiliano, già citato nel 1180 nel cartulario del Cumano, è forse legato, come quella di Orco, a forme devozionali marchionali. Allo stesso periodo risale la prima citazione del Santissimo Salvatore di Valleggia, luogo di culto degli uomini del vescovo ed oggetto, a metà del XV secolo, di una importante ricostruzione.
Gli edifici religiosi, poi parrocchiali, di Roviasca e di Cadibona risalgono invece al secolo XVII come le cappelle campestri di Morosso (dipendente da San Lorenzo di Quiliano) e di Faia (dipendente da San Michele di Montagna).
A riprova dell’importanza della vallata del Quiliano come corridoio privilegiato del sistema viario con l’oltregiogo e produttore di beni agro-pastorali, nel XII secolo troviamo la presenza di due importanti fondazioni abbaziali, oltre ai possessi ab antiquo del vescovo di Savona. I monaci lerinesi di Sant’Eugenio dell’isola di Bergeggi hanno terre nella zona tra Garzi ed il manso di Castiglione e quelli di Fruttuaria (San Benigno Canavese) nel Dolarium, la valle del rio Danè tra Faia e Montagna, oltre alla chiesa di San Pietro di Carpignana (possesso documentato nel XV secolo).