Principali tipologie dei bastimenti elencati nel repertorio
Testo di Piero Pastorino, disegni di Ivo Antipodo
I nostri cantieri vararono una grande quantità di ogni tipo di imbarcazione, da pesca e da trasporto. Di seguito, con i disegni schematici esplicativi di Ivo Antipodo, cerchiamo di illustrare i tipi più ricorrenti nel repertorio.
Ricordiamo che solo i bastimenti maggiori erano elencati nei registri di classificazione dai quali abbiamo ricavato il repertorio.
Non dobbiamo dimenticare, però, che i nostri maestri d’ascia costruirono centinaia di filuche, mistici, tartane, bovi, leudi, pinchi, navicelli, battelli, gozzi, bette, piatte, gondole, caracche eccetera eccetera, che permisero ai nostri avi di spostarsi da un paese all’altro della nostra costa, altrimenti isolati o collegati da strade impervie.
I velieri, oltre che per la grandezza e la portata, differivano per l‘alberatura e la velatura; e queste si erano evolute nel corso degli anni in funzione dei traffici e delle rotte sulle quali erano impiegati. Lo stesso tipo di bastimento subiva dei miglioramenti continui, grazie agli apporti e alle esperienze di capitani e costruttori.
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Uno dei bastimenti più presenti nei porti mediterranei sulle rotte del piccolo cabotaggio è la
Goletta, anche detta Schooner
Due alberi con vele auriche (rande) più il bompresso a prora con fiocchi.
Si governa facilmente con un piccolo equipaggio e la velatura consente di adattarsi ai mutevoli venti del Mediterraneo. Non è di grande portata.
Veniva usata anche per la pesca d’altura e oceanica.
Lunghezza media: circa 25 metri. Stazza netta media: 95 Tonn.
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Il bastimento più diffuso nell’Ottocento é senza dubbio il
Brigantino
Due alberi con vele quadre e sull’albero di maestra anche una randa, più il bompresso a prora con i fiocchi.
Questa combinazione permetteva di sfruttare i venti costanti (alisei e controalisei, monsoni) e fu pertanto molto usato in oceano. La sua maneggevolezza, però, ne consentiva l’uso anche in Mediterraneo. Per l’impiego delle vele quadre necessitava di un equipaggio sufficientemente numeroso ed esperto.
Il brigantino ha subito, nel corso degli anni ed in funzione del suo impiego, molteplici aggiustamenti e piccoli cambiamenti nell’alberatura e nella velatura; ciò ha comportato anche differenti definizioni a seconda del tempo, del porto e dell’utilizzo. Si nota anche che lo stesso bastimento viene indicato con differente denominazione nei registri di classificazione di anni diversi.
Lo si trova pertanto anche indicato come brig, brick, bricco, brigantine, polacca: ognuno di questi nomi indicava una variante specifica di brigantino, ma, grosso modo, le caratteristiche erano quelle suindicate.
Lunghezza media: circa 30 metri. Stazza netta media: 225 Tonn.
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L’epoca delle grandi traversate oceaniche e, soprattutto, la necessità di aumentare la portata dei bastimenti, spinse a costruire il bastimento che rese famosi i nostri cantieri.
Brigantino a palo, Ingl. Bark
È un bastimento di taglia e portata maggiore, resosi necessario per la differente tipologia del carico, diventato ormai sempre più omogeneo (grano, riso, carbone, minerale, legname, guano, ecc.).
Naturalmente alcuni erano adattati al trasporto di passeggeri, soprattutto emigranti per le Americhe.
Al vecchio brigantino era stato aggiunto a poppavia un terzo albero (di mezzana), originariamente per ancorarvi le manovre dei pennoni dell’albero di maestra (da cui: palo); chiaramente lo si sfruttò con una vela aurica.
Con questi velieri i nostri nonni e bisnonni facevano il giro del mondo, passando i famigerati cape Horn e cape of Good Hope e restando lontani da casa per anni.
Lunghezza media: circa 45 metri. Stazza netta media: 570 Tonn.
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L’apice delle costruzioni di velieri in legno fu raggiunto dalla
Nave, Schipp, Barco Schipp (Ingl. Ship)
Era la più grande e capiente delle costruzioni, fatta soprattutto per le lunghe rotte oceaniche.
Tre alberi a vele quadre e sull’albero di mezzana la randa, come nel brigantino.
In alcuni casi si snellirono le sue forme per aumentarne la velocità, importantissima nei traffici a cui vennero adibite, e nacquero così i famosi clippers (del tè, della lana), che cercavano di arrivare primi in Inghilterra dalla Cina e dall’Australia nell’annuale campagna di queste merci.
Tra i più famosi il Cutty Sark e il Thermophylae.
La nostra Amerigo Vespucci è un bastimento armato a nave.
Lunghezza media: circa 55 metri. Stazza netta media: 650 Tonn (ma arrivavano fino a 1.300).
È da notare che il termine nave, che ora viene usato in maniera generica, nell’Ottocento indicava solo la suddetta imbarcazione. Il termine generico era bastimento (derivato dal Francese bâtiment, costruzione).
La manovra di un bastimento come la nave richiedeva un capitano che sapesse manovrare sfruttando al meglio una simile selva di vele, coadiuvato da un certo numero di marinai esperti, capaci di gestire le vele quadre arrampicandosi sui pennoni più alti con qualunque tempo.
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Per la concorrenza spietata dei vapori si cercò in tutti i modi di ridurre i costi e si arrivò così alla
Nave Goletta, Barcobestia, Ingl. Barkentine o Barquentine
Aveva un solo albero a vele quadre e due a vele auriche, più facili da manovrare. Il nome barcobestia con cui questo bastimento era conosciuto in Italia (soprattutto in Liguria e Toscana), è una traduzione maccheronica di best bark, il miglior brigantino a palo.
Furono gli ultimi grandi bastimenti costruiti dai nostri cantieri; dopo che in provincia di Savona l’industria cantieristica si estinse, alcune navi goletta furono ancora varate a Viareggio e a Porto Maurizio nelle prime decadi del Novecento.
Lunghezza media: circa 40 metri. Stazza netta media: 360 Tonn.
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Per il piccolo cabotaggio e la navigazione costiera, sopravvisse ancora per molti anni il
Brigantino Goletta, Scuna (Ingl. Brick Schooner)
Si trattava della versione “facilitata” del brigantino, con un solo albero a vele quadre. Erano i muli del mare e nelle vecchie foto dei porti liguri se ne vedono moltissime.
Lunghezza media: circa 25 metri. Stazza netta media: 120 Tonn.